Saturday, August 29, 2009

La Poesia di Giorgio Caproni

Another post in Italian, non-Italophones please disregard.

So this was my Midterm paper; basically I just deconstruct some of Giorgio Caproni's poetry, both technically and thematically, and relate them to other poems of the era. In case you're unfamiliar with Caproni, he was a twentieth-century Italian poet and literary critic.

http://en.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Caproni

Actually, not much information is out there, but I guess I found his poems either extremely interesting, or extremely easy to deconstruct, or both, because I wrote a paper on him. Please to enjoy.

ITL435
Fontanella
28 Marzo 2007

Midterm – Poesia di Giorgio Caproni

Individuare e discutere, tematicamente e stilisticamente, i motivi principali della poesia di Giorgio Caproni così come emergono nelle poesie All Alone: Epilogo, L’uscita mattutina, Ultima preghiera, e Congedo del viaggiatore cerimonioso.

All Alone: Epilogo

Questa bellissima poesia, da Il passaggio d’Enea, (1956) è composta di 10 stanze (tutte in ottave) e una quartina in più. È una certa forma del sonetto, ma creata propriamente di Caproni: non c’è, per esempio, endecasillabi frequenti qua. Ogni stanza inizia con una frase (verso) di due righe — possiamo vedere subito l’uso del “enjambement” qui — e i cinque versi rimangano (ci sono eccezioni, ma questa è una forma che continua attraverso questa poesia). La rima spaccata è una forza importante nella poesia di Caproni, in generale, e nella quarta stanza di “All Alone” c’è un esempio buono: “Forse era la mia vita/intera, che mi lambiva.” In questo caso, “vita” e “lambiva” devono rimare, quindi lui rompe la frase in luogo inaspettato. Questo avvolgimento delle frase dei versi, rompendo una frase per motivo della rima o di continuarla nella prossima linea, è molto importante e visibile in questa poesia. Anche se l’Italiano sia una lingua piena di vocali, l’uso dell’assonanza e molto forte in questa poesia: “ragazze rosse./Ragazze che in ciabatte/e senza calze”, cioe una ripetizione dei suoni “a”, “e” e “z” (poi possiamo vedere la presenza dell’alliterazione con la z). Ogni verso finisce con una rima dei vocali, non necessariamente collegata con il verso precedente, ma più o meno segue la tonalità della stanza. Questa poesia di Caproni è veramente piena d’immagini forti. Caproni spesso usa parole anatomiche — polpacci, pupille, calcagno, ascelle — per creare un senso concreto e umano. Inoltre lui usa colori, suoni, ed odori vibrante — limoni, cipria, verde, azzurro, il “canto d’un usignolo”— per dipingere i suoi quadretti.

L’uso degli esclamativi ed interrogativi (ed anche la identita di un uomo da città di mare) sono visibili nelle righe come “ahi in me sul mare/le lacrime—ahi le campane/verdi d’acqua stormente/nel mio orecchio”. Che bel verso è questo, descrivendo con bellezza l’angoscia di Caproni d’aver lasciato Genova, la bella città della sua infanzia. Ci sono anche una gran presenza delle parole di movimento, (entrare e seguire, per esempio, o “muovendo a mescolare”) per darci una sensa del movimento della vita, ma anche del mare, un tema assolutamente al cuore di questa poesia e una cosa cara a Caproni. “All Alone” potrebbe essere un epilogo, però anche se il tono sia un po’ malinconico, il senso di nostalgia è più forte, riportando alla nostra mente le sue immagini.

L’uscita mattutina

Questa poesia, da Il seme del piangere (1959), descrive l’uscita mattutina di una donna bella e giovane, chiamata Annina. Non segue una forma poetica tradizionale, ma è divisa in quattro stanze di più o meno sei versi per una. La musicalità e la natura iterativa di questa poesia sono innegabili; nella prima stanza, per esempio, vediamo il suono “i+a”, quindi “ina” o “iva”, alla fine di ogni verso. Questa poesia è anche un esempio principale della sua “innocenza stilistica”; il linguaggio è semplice, scritto con leggerezza e con un certo senso di umore spiritoso. A volte le rime sembrano un po’ giovanili, ma infatti il soggetto e il tono sono un po’ giovanili in se stessi: “Come s’illuminava/la strada dove lei passava!” esclama il narratore, cotto di lei come un giovanotto. È ovvio che lui amava usare la giustapposizione di due elementi opposti per creare un’immagine intera e complessa, così come l’epigramma. L’ultima stanza e un esempio eccellente dell’uso del epigramma nella poesia di Caproni: “Andava in alba e in trina/pari a un’operaia regina”. Una operaia non può essere una regina, naturalmente, ma lo spirito nobile di Annina (oltre che la trina che indossa) la dipingono così. È un gioco arguto da parte di Caproni con la giustappozione delle parole e delle immagini, per creare un concetto inaspettato. Magari questa poesia è un esempio della “prosaicità autobiografica” che Pier Vincenzo Mengaldo descrive nel nostro testo, perché Annina sembra autentica. Mi è piaciuta molto questa carina poesia, probabilmente, infatti, a causa della sua musicalità e della sua leggerezza; lui ci da un senso di giovinezza, e le immagini sono così forte che noi stessi possiamo udire il “tacchettìo” di Annina.

Ultima preghiera

Annina è richiamata alla mente di nuovo nella prossima poesia, “Ultima preghiera”, che (come entrambi “All Alone” e “L’uscita”) si svolge attraverso le piccole ore della notte all’albeggiare della mattina, ma questa volta nella città di Livorno. Di nuovo, non c’è una struttura esatta della poesia, ma c’è infatti una bozza di un sonetto, perché ci sono alcune stanze in ottava. La penultima stanza è fatta più come un sonetto che le altre, con una vera rima baciata alla fine. “Ultima preghiera” è un’altro lamento, in cui Caproni ricorda alcuni elementi della città di Livorno (un’altro posto dove si è passata la sua infanzia). L’ascoltatore, a cui Caproni sta parlando durante la poesia, è la sua anima. Quasi come un sogno, lui sembra di parlare con se stesso, convincendosi di qualche cose; di nuovo vediamo il tema di “movimento”, specificamente con versi come “fa’ in fretta”, e “non ti fermare a parlare/smettendo di pedalare”. Possiamo vedere anche alla fine (l’ultima stanza) un verso ben conosciuto: “suo figlio, il suo fidanzato”; questo è un testamonio ad un tema corrente nella poesia di Caproni, cioè il rapporto ambiguo fra madre e figlio. Il tono di questa poesia qui è veramente triste; non ci sono l’umorismo e l’uso dell’epigramma nella poesia, cioè secondo me un contrasto alle altre che ho già descritto. Lui lamenta la perdità della sua infanzia — questa poesia ci mostra chiaramente la mentalita di Caproni di essere “uomo sempre in transito” o “uomo in fuga” (Mengaldo 703). La rima baciata alla fine, “Poi va’ pure in congedo”, ci conduce all’ultima poesia discussa qui, “Congedo del viaggiatore cerimonioso”, dalla collezione dello stesso nome.

Congedo del viaggiatore ceremonioso

Questa poesia è lungha, quindi è difficile di smantellare pezzo per pezzo. Anche se non siano così sfacciate che erano negli altri, ci sono le rime. Infatti, una cosa che mi ha colpito di questa poesia è la musicalità di nuovo; anche se non sia una poesia musicale quando la guardi per la prima volta, quando la leggi la diventa. La prima sei versi della quinta stanza, in particolare, hanno un ritmo molto interessante e piacevole quando li leggo a voce. Possiamo vedere pure, con il senso d’umorismo che abbiamo visto nelle altre poesie, l’uso dell’epigramma nei versi come “senza potervi nascondere,/lieve, una consternazione”. Quindi Caproni torna alla caratteristica qualità dispettosa. In questa poesia, il protagonista sta partendo, sempre l’uomo in transito; ma in questo caso è veramente in una ricerca della propria identità. Infatti possiamo entrare dentro la sua mente e vediamo le sue opinione (per esempio, la sua miscredenza in Dio) con righe come “Congedo anche alla religione./Ormai sono a destinazione”. Le sue opinione sono abbastanza divertente; Caproni ci mostra il suo temperamento secco ed intellettuale attraverso la chiara ironia che ci presenta in questa poesia. Tutto che succede si svolge nella mente del protagonista—gli altri non sanno che lui pensa di loro. Alla superficie, il giovane uomo semplicemente sta partendo, ma infatti lui li sta insultando senza che qualcuno lo sappia. Alla fine, il verso “Scendo. Buon proseguimento”, è il culmine del vero significato di questa poesia — che lui è piena di sarcasmo e sdegno per quasi tutto (probabilmente a causa della sua partecipazione nella guerra), però ultimamente opta per mantenersi tranquillo, e un po’ divertito, allo stato del mondo e della società.

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